Discussione "Ethical hacker" arrestato per estorsione - quando non è la licenza a renderti "bravo ragazzo"

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Utente Jade
17 Gennaio 2022
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Quest'articolo dimostra ancora una volta che l'hacking è giustizia solamente se è un'attività libera, e regolata da un codice di condotta che l'informatico deve autoimporsi. Gli uomini di legge hanno la mania del controllo, secondo loro tutto va svolto secondo una prassi, una prassi che se non segui alla lettera meriti una sanzione, è da questa prassi che nascono pretesti per estorcere e straziare, e pubblicare ingiustamente dati personali.

La gang criminale è composta da tre tizi, di cui uno di questi lavora completamente in regola per una società di cybersecurity. I tre hanno organizzato un piano d'estorsione per oltre 100,000€ a carico di varie compagnie. Il loro capo, il cosiddetto "ethical hacker" ha sfruttato il suo "alto profilo" per cercare di depistare le indagini. Alla fine è stato inchiodato dalle prove, ma il suo "alto profilo" avrebbe avuto una possibilità di farlo sfuggire alla condanna, qualora l'evidenza fosse venuta meno.

Questo giro infame è stato creato da chi vuole "regolare" l'hacking senza sapere come funziona. Oggi, essere un ricercatore di cybersecurity può essere un'ottima copertura per depistare i crimini informatici.

Ciò che regola quest'attività, di cui i risultati possono essere di grande beneficio se indirizzati nella giusta direzione, sono solo due punti:

• L'anonimato;
• Un codice etico autoimposto, regolato dall'empatia, dal rispetto e dalla consapevolezza, non dalla legge;

Con quest'articolo, che dimostra di come la legge aiuta i criminali a nascondersi sotto il nominativo di "white hat hacker" per estorcere e fare i cyber-mafiosi, vi lascio con il mio aforisma.

"Alcuni aspetti della vita non sono né bianchi né neri, sono semplicemente grigi"
 
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