Newsletter Netbreakers #02 - Smartworking il cambio di passo che serviva alla nostra economia

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Netbreakers - newsletter che analizza il mondo digitale
Numero 02 - Data 13/06/2020 - Made with for Inforge


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Oggi parliamo di:
  • Smartworking o Telelavoro? Come cambierà il lavoro nel post pandemia.
  • Smartworking l'approccio Facebook vs Microsoft.
  • Smartworking la reale opportunità di cambiamento del nostro modello di sviluppo.

Ed eccoci qui nuovamente, ritrovandoci tutti al nostro appuntamento settimanale, che ormai trovo catartico scrivere nelle ultime ore del venerdì sera. Mi piace anche ritagliarmi prima di immergerci nelle mie riflessioni settimanali, questo piccolo spazio iniziale che mi lascia la libertà di scambiare qualche parola con voi. Spero che abbiate passato una bella settimana e vi riposiate durante questo weekend, se invece avete passato una pessima settimana allora riposatevi e guardate con ottimismo alla prossima come cerco di fare sempre io, per quanto difficile possa essere. Ma torniamo a discutere i trend del mondo digitale.



La scorsa settimana ci siamo confrontati con il rapporto che intercorre tra la politica e i social network. Ma la politica muove se vogliamo l’intera società perché le decisioni di chi ci governa plasmano la nostra quotidianità.

Ricordiamo benissimo tutti il momento in cui il Governo ha proclamato l’inizio della quarantena, una cosa che ci sembrava impossibile fino a qualche giorno prima, soprattutto perché ha condizionato non solo le nostre vite private ma anche la nostra routine lavorativa. Ha bloccato l’ingranaggio per un momento e lo ha sostituito con un altro, diverso e che sembrava “provvisorio”, il lavoro d’ufficio infatti si è trasformato in telelavoro.

E non uso la parola telelavoro a caso, perché nonostante tutte le testate giornalistiche titolassero “smartworking” quello che molte aziende italiane e amministrazioni pubbliche hanno sperimentato era di fatto telelavoro.

Infatti è definito telelavoro (da Accordo Quadro del 2004) replicare con gli stessi orari di reperibilità e le stesse procedure ciò che normalmente verrebbe fatto in ufficio ma in un ambiente casalingo o in un luogo specifico decentrato. Segue inoltre regole specifiche come l’ispezione da parte del datore di lavoro per controllare il regolare svolgimento del lavoro, un adeguato isolamento del lavoro dall’attività quotidiana e la sicurezza del dipendente e delle tecnologie utilizzate per svolgere il proprio compito.

Lo smart working invece non lega il lavoratore ad un luogo specifico, qualsiasi luogo consenta lo svolgimento della propria attività lavorativa è consentito (che sia un parco o un ristorante) inoltre l’orario di lavoro è autodeterminato, lo smartworker può gestire le ore di lavoro come meglio crede basandosi però sul raggiungimento dell’obbiettivo prefissato dal datore di lavoro che viene specificato sul contratto.

Come potete vedere cambiano completamente i parametri per valutare lo svolgimento del proprio lavoro, passando da “ore lavorate” a “obbiettivi conseguiti”.

Ovviamente non è tutto rose e fiori, le statistiche mostrano come gli smartworkers lavorino in media di più (il 5%) di chi lavora in ufficio o in telelavoro. Molti inoltre fanno fatica a gestire il tempo e spesso si riducono a dover lavorare molte ore consecutivamente in brevi periodi per portare a termine gli obbiettivi contrattuali. Inoltre non vi sono controlli e standard fissati per garantire la qualità della prestazione lavorativa (budget per migliorare gli strumenti di lavoro). Sono inoltre a carico del lavoratore tutte le spese come la luce, il riscaldamento e la connessione.

Le aziende però sembrano entusiaste (dopo il primo periodo di “shock”) e hanno deciso di abbracciare lo smartworking, che comunque richiede adeguata pianificazione per essere gestito a dovere, Facebook infatti ha annunciato che metà dei suoi dipendenti lavoreranno in smartworking permanente entro 10 anni.


Meno ambiziose invece le mire della Pubblica amministrazione italiana che dopo aver annunciato il telelavoro per il 90% dei dipendenti durante la quarantena, in questa fase successiva ha deciso invece di proporre lo smartworking per il 30% del personale pubblico. Infatti nel decreto Rilancio è prevista la progressiva riapertura degli uffici pubblici (ovviamente sempre rispettando le norme di sicurezza) ma almeno entro la fine dell’anno una parte dei dipendenti pubblici potrà continuare l’esperienza di lavoro agile nella “speranza”, dice la ministra Fabiana Dadone, di farlo diventare “strutturale”.

Una rivoluzione culturale, come viene definita dalla stessa ministra, con obbiettivi anche giornalieri per i lavoratori pubblici. Altro che timbrare il cartellino, ora bisogna concludere compiti concreti e verificabili entro tempi stabiliti. Alcuni uffici si sono già organizzati con l’assegnazione delle pratiche via mail all’inizio della giornata lavorativa con una verifica che viene effettuata dopo otto ore di presenza davanti al computer (presenza che può essere diluita in tutto l’arco della giornata). Altri uffici invece verificano la disponibilità del lavoratore basandosi sul suo accesso al sistema assegnando compiti tramite esso, altri ancora invece devono presentare una relazione al termine del lavoro svolto.

La mancanza di regole però non ha frenato le ambizioni delle aziende (Facebook e Twitter in particolare) che hanno visto la possibilità di sfruttare di più il lavoratore mettendolo in una situazione contrattuale più incerta e meno regolamentata sia negli USA che in Europa.

Per tutelarsi da queste accuse però hanno stanziato budget per migliorare le postazioni di lavoro da remoto degli impiegati o hanno ridimensionato molto le loro ambizioni specificando che comunque gli impiegati sarebbero tornati a lavoro secondo dei turni o per partecipare ad iniziative di gruppo per migliorare la socializzazione.

Non tutti sono saltati sul carro dello smartworking, Satya Nadella il CEO di Microsoft ha detto infatti no al modello “Twitter”, che danneggerebbe i rapporti umani e andrebbe a bruciare il capitale sociale costruito dall’azienda, per questo Microsoft pianifica di tornare alla normalità già ad ottobre.

La situazione è diversa in Italia per l’amministrazione pubblica e le grandi aziende dove invece sono presenti i sindacati che già reclamano a gran voce provvedimenti per tutelare i lavoratori. Anche nel recente “Piano Colao” si parla di smart working e di regolamentazione e promozione di questa “modalità” di lavoro.

Lo smartworking potrebbe cambiare notevolmente anche come viviamo nelle nostre città, immaginatevi il poter lavorare ovunque, in qualsiasi paese ma vivere in un altro (e quindi pagare le tasse in un altro paese) magari dove la vita è meno cara. Migliorerebbe anche il nostro impatto ambientale e la nostra qualità della vita in generale. Lo smart working è la versione rivista e migliorata del lavoro in ufficio e persino del telelavoro e abbiamo i dati che possono provarlo.



Grazie per aver letto fino alla fine questa newsletter, ti ricordiamo che fa parte di un esperimento che porteremo avanti nel corso di quest'anno, potrai leggerla ogni Sabato su Inforge, attualmente è possibile (registrando un account su Inforge) seguire la sezione "Newsletter e Articoli", ti sarà recapitata una mail ogni volta che una nuova discussione sarà creata.
 
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Interessante la distinzione tra telelavoro e Smartworking, che tra l'altro non avevo ben chiara, avevo visto un'intervista di uno psicologo in merito(non parlava in particolare dello Smartworking, ma della situazione attuale in generale) e diceva che la situazione attuale a livello sociale e anche lavorativo è una "manna", perché paradossalmente il nostro cervello(a livello collettivo) era come disabituato ai cambiamenti, che in realtà sono fondamentali per lo sviluppo corretto dell'individuo e del suo adattamento all'interno del contesto in cui vive.

Speriamo che questo cambiamento anche nel modo di interfacciarsi al mondo del lavoro possa dare benefici nel lungo periodo.
 
Un'altro gran bel tema descritto da @Max Fridman che continua a sfornare degli attualiti argomenti in punti di riflessione molto interessanti, ma personalmente parlando avrei preferito che la formattazione del testo fosse a grandi linee come quello precedente, ovvero con un cambio di font e/o utilizzo del grassetto per non avere "il classico tema scolastico" da dover leggere e a proposito di questo occhi alle virgole, nella frase "nella “speranza” dice la ministra Fabiana Dadone di farlo diventare “strutturale” ne avrei inseriti alcuni in questo modo"nella “speranza”, dice la ministra Fabiana Dadone, di farlo diventare “strutturale”.


Certo lo smartworking o telelavoro o comunque vogliamo chiamare quella pratica dove il lavoratore da casa o da remoto possa eseguire il lavoro che gli è stato assegnato è sicuramente un metodo di lavoro che al giorno d'oggi sarebbe dovuto essere già adottato da un pò di tempo e non solo come "escamotage" a seguito di una pandemia che non si è riuscito e, tuttora non si riesce, a gestire. Ma perché non è stato adottato prima? Cosa mancava al suo tempo che oggi c'è?

C'è inoltre da dire che qualora si procederà a incentivare questo "nuovo" modo di lavorare bisognerà prendere dei provvedimenti che andranno a regolare la "vita da smartworkers" sia da lato lavoratore sia da lato datore, in quanto come è stato illustrato, lavorando da casa la persona è "incentivata" ad offrire più tempo per lo svolgimento dei compiti. E adesso che mi ricordo, avevo letto un'articolo interessante dove, durante la pandemia, con il continuo utilizzo della nota app di messaggistica "Whatsapp", i server rischiavano il collasso ed è in questo che dovremmo prima, a mio parere, dover fare i primi investimenti in server capaci di poter gestire quante più richieste di svariato tipo nel tempo più accessibile.
 
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Reazioni: 0xbro e Psychonaut
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ma personalmente parlando avrei preferito che la formattazione del testo fosse a grandi linee come quello precedente
Concordo con te, la formattazione del precedente articolo era migliore graficamente parlando.

. Ma perché non è stato adottato prima?
Bè culturalmente e anagraficamente parlando è perchè siamo un paese vecchio, nel senso che se vai a guardare i dati anagrafici italiani c'è un enorme disparità tra la popolazione giovane e quella parte di popolazione che va dagli over 40 in sù, secondo me questo processo è stato rallentato appunto da questo fattore, mentre in altri paesi la presenza di giovani, anche a capo di imprese e strutture istituzionali ha favorito questo passaggio.

Poi non stiamo considerando un'altra cosa, pensate a tutti quei ragazzi che magari non possono trasferirsi per le più disparate cause(da quelle economiche a quelle familiari) potrebbero seguire corsi di studio universitari per via telematica senza dover per forza spostarsi e affrontare spese che magari non possono permettersi.
 
Salve ragazzi;

Innanzitutto vi ringrazio per le critiche perché sto un po' sperimentando con la formattazione, generalmente finisco di scrivere la Newsletter il Venerdì notte e quindi non ho mai tempo di gestire la formattazione ed effettuare le ultime correzioni, per altro molte frasi mi vengono di getto e devo correggere poi la punteggiatura.

Ho provveduto alla rilettura e a formattare meglio la Newsletter (in maniera più simile a quella della settimana scorsa) penso che le successive saranno già impostate così :)

Sto anche sperimentando un po' con la lunghezza avrei potuto approfondire di più l'argomento e farla molto più lunga (rispetto a quella della scorsa settimana è più corta) nessuno ha detto nulla a riguardo però.
 
me né ero accorto(non lo dico per fare il paracu*o, o forse si?:oops::boh:) ma ho preferito non proferire visto che era la 2a newsletter, ai fini delle tuo sperimentazioni ti dico che personalmente mi sarebbe piaciuto che tu approfondissi l'argomento come nella prima.