Newsletter Netbreakers #04 - L'assalto alle grandi aziende che si confrontano con i loro utenti, clienti e dipendenti

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Netbreakers - newsletter che analizza il mondo digitale
Numero 04 - Data 27/06/2020 - Made with for Inforge

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Oggi parliamo di:
  • Facebook nuovamente nell’occhio del ciclone gli advertisers sospendono gli investimenti pubblicitari sulle sue piattaforme.
  • Apple non vuole che le critiche rubino spazio durante l'apertura della WWDC ma rivede le sue politiche sull'App Store.
  • Google rivede le sue politiche sul trattamento dei dati personali.
  • Twitch fa i conti con le accuse di abusi sessuali da parte di streamer presenti sulla piattaforma.
Buon sabato a tutti cari lettori, questa settimana è stata parecchio strana, le notizie sono state frammentarie e hanno riguardato parecchi argomenti, comunque c’è un tema centrale che ha sicuramente segnato questo mese di Giugno: le grandi aziende controllano gran parte della nostra vita e sembrerebbe giunto il momento di rinegoziare il “contratto” che abbiamo firmato utilizzando i loro servizi. O almeno così sembrerebbe.



FACEBOOK torna a far parlare di sé, purtroppo per Mark Zuckerberg l’inazione nei confronti di Donald Trump gli costerà cara.

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Infatti molti marchi stanno sospendendo la loro pubblicità su tutte le piattaforme social, specialmente Facebook e Instagram. Ma anche Twitter, YouTube e anche Twitch sembrerebbero coinvolte nella protesta coordinata dalla Anti-Defamation League e la NAACP ma anche altre organizzazioni chiamata: “Stop Hate For Profit

La protesta proponeva di fermare le pubblicità per tutto il mese di Luglio, ma molte compagnie hanno deciso di sospendere le loro iniziative fino alla fine dell’anno.

Tra i nomi delle aziende partecipanti è presente Unilever il colosso olandese-britannico dell’alimentazione, delle bevande e dei prodotti per l’igieene e per la casa, Unilever controlla oltre 400 marchi come Algida, Lipton, Knorr, Fissan, Mentadent, Dove, Cif, Svelto, Coccolino. Nella giornata di ieri 26/06/2020, l’azienda ha annunciato tramite il Wall Street Journal che sospenderà tutte le sue iniziative pubblicitarie per tutti i suoi marchi fino alla fine del 2020. Unilever spende più di 1 miliardo di dollari all’anno per pubblicizzare i suoi marchi attraverso Facebook, Instagram e Twitter.

Un altro colosso che ha sospeso la sua pubblicità sui social media è Coca Cola, che fermerà le sue campagne pubblicitarie dal 1 Luglio per almeno un mese. Insieme alla compagnia telefonica americana Verizon.

Ovviamente nonostante l’enorme risonanza di questi annunci, i ricavi di Facebook non saranno impattati negativamente visto che la maggior parte della pubblicità acquistata sulla piattaforma proviene da piccole e medie imprese.

Sembrerebbe però che Facebook abbia deciso questa volta di rispondere, anche se indirettamente e senza mai riferirsi al boicottaggio attualmente in corso. Infatti l’azienda sospenderà e non approverà qualsiasi tipo di pubblicità che incoraggia l’odio razziale. Oltre a bloccare qualsiasi tipo di pubblicità che esprima disprezzo nei confronti di immigrati e rifugiati. Ovviamente queste restrizioni si applicano solo sulla pubblicità non sui post degli utenti.

Un altro cambiamento interessante è che Facebook avvertirà gli utenti quando condividono notizie più vecchie di 3 mesi. Al fine di rendere la piattaforma più “aggiornata e credibile”. Succede spesso infatti che notizie vecchie di mesi vengano spacciate per nuove alterando la percezione degli utenti sulla piattaforma.

APPLE dopo l’interessante WWDC si è dedicata a disinnescare la bomba lanciata da Bandcamp pochi giorni prima dell’evento, questa volta vi lascio alle mie considerazioni fatte durante Netbreakers LIVE nei primi 15.00 minuti (se non lo avete già fatto seguiteci su Twitch).



GOOGLE invece si è concentrata, visto che il Google I/O è saltato insieme a tutti i suoi annunci, a rilasciare lentamente aggiornamenti cominciando da Android 11, fino a ieri in cui l’azienda ha deciso di toccare l’argomento privacy. Come sempre dopo gli innumerevoli attacchi da parte di Apple che ha dedicato un’intera sezione del keynote della WWDC per parlare dell’argomento.

Adesso Google conserverà le informazioni personali dei titolari degli account Google per un massimo di 18 mesi. Ovviamente ci sono vari MA in questa affermazione, Google ha sì deciso di cambiare questa configurazione solo per gli account registrati dal 25/06/2020 tutti gli altri dovranno modificare (se non lo hanno già fatto) le impostazioni manualmente.

Google giustifica la decisione dicendo che non vuole alterare i profili degli utenti senza che lo sappiano, tuttavia pianifica di inviare a tutti gli utenti Google una notifica per ricordargli di aggiornare le opzioni sulla privacy. Io ad esempio chiedo a Google di cancellare tutte le mie informazioni dopo 3 mesi, il minimo indispensabile.

Questa decisione serve per tutelare l’usabilità di Google, che monitorando queste informazioni riesce a riportare contenuti rilevanti per gli utenti. Rimanendo comunque privacy friendly. Ovviamente non tutti i prodotti di Google hanno questo stesso trattamente YouTube conserverà le informazioni personali degli utenti fino ad un massimo di 36 mesi, anche se gli utenti possono modificare questa configurazione per scendere fino ad un massimo di tre mesi. Questa configurazione non è disponibile per Gmail, Google Drive o Google Photos che sono progettati per conservare i vostri dati per lunghi periodi.

Google inoltre ha trasformato “Google Privacy Checkup” in una pagina interattiva nei risultati di ricerca. Effettuando una ricerca su Google infatti sarete ri-inviati alla vostra pagina e potrete quindi modificare le vostre impostazioni.

Google ha dichiarato però che solo 200 milioni di persone interagiscono con queste pagine ogni anno, lasciando quindi inalterate le configurazioni per la collezione dei dati.

Sembrerebbe comunque che l’azienda voglia far passare il messaggio che non ha più bisogno di raccogliere grandi quantità di dati per garantire la stessa qualità del prodotto, avendo quindi migliorato il suo algoritmo.

TWITCH, il sito di streaming posseduto da Amazon, che sta affrontando innumerevoli problemi causati proprio dalle sue “streaming stars” che sono state accusate nel corso della settimana di aver perpetrato abusi sessuali anche durante gli eventi di Twitch.

Molte delle accuse riguardano i cosiddetti “Twitch Partners”, streamers ritenuti di “successo” a cui l’azienda concede il titolo di Partner, titolo che garantisce vari “vantaggi” come un badge di verifica e varie attività promozionali come la possibilità di essere nella homepage del sito e promuoversi durante gli eventi organizzati da Twitch come il TwitchCon. Twitch sostiene che verifica manualmente le candidature e non tutti i candidati sono approvati anche se un utente possiede tutti i criteri che lo renderebbero idoneo.

Twitch rifuterebbe di sospendere questi utenti “verificati” anche dopo che le accuse risultano credibili e questo ha causato notevoli polemiche da parte della comunità degli streamer che hanno deciso di aderire alla protesta chiamata “#TwitchBlackout”.

In un blog post del 24 Giugno, Twitch avrebbe risposto alle critiche dicendo che avrebbe sospeso permanentemente dalla piattaforma gli streamer accusati, anche tramite le autorità, di abusi e comportamenti illeciti anche all’esterno della piattaforma. Essendo il “Partner” rappresentante dell’azienda.

Proprio nelle prime ore di oggi l’account Twitch di uno dei più famosi streamer Dr.Disrespect sarebbe stato rimosso dalla piattaforma, Dr.Disrespect il cui vero nome è Herschel “Guy” Beahm rientra tra le superstars presenti sulla piattaforma di Amazon essendo uno dei 10 personaggi più seguiti superando anche Richard Tyler “Ninja” Blevins. Twitch ha rifiutato di commentare l’accaduto.

Intanto un reportage di Bloomberg, ha rivelato che Tencent, la multinazionale cinese che controlla Riot Games e Supercell, ha sviluppato la piattaforma di live streamingTrovo.live” e sarebbe adesso pronta al lancio della piattaforma nel mercato Americano e Europeo, nonostante il fallimento di Mixer recentemente ceduta a Facebook da Microsoft.

L’azienda sarebbe pronta ad aprire le porte a vari influencer proponendogli un sostanzioso programma di partnership che darebbe notevoli “bonus” in denaro ai creatori più influenti sulla piattaforma. Insomma la “streaming wars” che fino a qualche giorno fa sembrava conclusasi con la vittoria di Twitch in realtà è appena cominciata.
 
Wow citate tutte le BIG aziende e personalmente avrei messo il logo delle aziende al posto della scritta con il nome e questo è il primo articolo a mixare video twitch con articolo scritto..

Facebook
Ovviamente nonostante l’enorme risonanza di questi annunci, i ricavi di Facebook non saranno impattati negativamente visto che la maggior parte della pubblicità acquistata sulla piattaforma proviene da piccole e medie imprese.
Anche se così fosse non credo che potranno permettersi dei grossi ricavi, in quanto per non tanto tempo le piccole e medie imprese possono permettersi di avere pubblicità su un colosso come Facebook dove vende ad un certo prezzo i propri spazi e poi con la mancanza di qualche impresa top quanto possono mantenere uno standard così alto?
Al fine di rendere la piattaforma più “aggiornata e credibile”. Succede spesso infatti che notizie vecchie di mesi vengano spacciate per nuove alterando la percezione degli utenti sulla piattaforma.
Oddio generalmente non esiste una fonte attendibile e sicura al 100%, ma almeno si apprezza l'idea di diffondere vecchie notizie anche se le più preoccupanti sono ancora (e permangono) le fake news il quale dovranno provvedere a verificare l'autenticità.

Apple
dopo l’interessante WWDC
Molto interessante, ora non ho niente contro questa azienda che sembra essere sempre a 20 passi avanti rispetto alle altre aziende concorrenti e con i suoi prodotti sembra che viva nel 3020, però alle volte sono un pò rigidi e guai se vuoi utilizzare ad esempio spotify al posto di apple music.

Google
Questa decisione serve per tutelare l’usabilità di Google, che monitorando queste informazioni riesce a riportare contenuti rilevanti per gli utenti. Rimanendo comunque privacy friendly.
O nel bene o nel male, Google traccia gli spostamenti e le attività degli utenti. C'è poco da fare, tuttavia non capisco perché un periodo di tempo (3 mesi) così relativamente lungo.

Twitch
Molte delle accuse riguardano i cosiddetti “Twitch Partners”, streamers ritenuti di “successo” a cui l’azienda concede il titolo di Partner, titolo che garantisce vari “vantaggi” come un badge di verifica e varie attività promozionali come la possibilità di essere nella homepage del sito e promuoversi durante gli eventi organizzati da Twitch come il TwitchCon
E poi vedi persone che hanno i requisiti e incolpano twitch perché non hanno ricevuto la partnership, certo se scelgono persone, che "vanno a rappresentare twitch" senza una ratio concreta oltre che pratica e poi si dimostrano essere dei malati mentali.

Intanto un reportage di Bloomberg, ha rivelato che Tencent, la multinazionale cinese che controlla Riot Games e Supercell, ha sviluppato la piattaforma di live streamingTrovo.live” e sarebbe adesso pronta al lancio della piattaforma nel mercato Americano e Europeo, nonostante il fallimento di Mixer recentemente ceduta a Facebook da Microsoft.
Non è altro che un twich un pò rivisitato..