Newsletter Netbreakers #13 - Apple cambierà il funzionamento della pubblicità online e Facebook non è d'accordo

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Netbreakers - newsletter che analizza il mondo digitale
Numero 13 - Data 01/09/2020 - Made with for Inforge

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Oggi parliamo di:
  • Apple cambierà la pubblicità online e Facebook non è per niente d’accordo

Martedì 1 Settembre. Bellissima data per la nuova newsletter, questa volta anziché riportare gli ennesimi aggiornamenti su TikTok e su Apple contro Epic Games, vorrei parlare di uno scontro che potrebbe potenzialmente cambiare il modo in cui fruiamo il web.

Apple continua a essere protagonista delle nostre newsletter, questa volta insieme a Facebook che basa i suoi profitti sulla pubblicità mirata.



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Probabilmente da metà settembre gli utenti iOS di tutto il mondo potranno aggiornare i propri dispositivi a iOS 14.

Da qualche anno Apple ha deciso di condurre la sua battaglia contro Google e il suo sistema operativo Android attaccando l’azienda sul suo tallone d’Achille: la privacy.

Come potete notare dalla pagina riepilogativa di iOS, Apple dedica un intero paragrafo alla privacy garantita dal suo sistema operativo, indicazioni sulla privacy per ogni applicazione indicati nell'App Store, un indicatore che permette all’utente di sapere se qualche applicazione sta utilizzando il suo microfono o la sua telecamera, possibilità di fornire dati di localizzazione approssimata e un'integrazione ancora più profonda con il “Sign in with Apple”.

Ma tra tutti questi cambiamenti manca forse quello più importante con cui Apple sta cercando di cambiare il funzionamento stesso della pubblicità su internet.

Infatti con iOS 14 gli utenti sin dall’avvio delle applicazioni potranno chiedere automaticamente di non essere tracciati durante l’uso del dispositivo e durante la navigazione sul web, bloccando la condivisione dei dati di utilizzo con terze parti. Questo cambiamento riguarderà tutti gli sviluppatori ed editori compreso Facebook che si sta già preparando a combattere questa decisione. E ovviamente riguarderà gli utenti, che potranno controllare meglio la loro privacy online (almeno durante l’utilizzo di prodotti Apple).

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Cambiamento molto interessante e controverso, in cui è difficile trovare dei vincitori e dei vinti e entrambe le motivazioni e le preoccupazioni delle aziende coinvolte potrebbero sembrare giuste.

Apple vuole chiaramente attaccare le società che basano il loro business sulla pubblicità aggressiva, per una questione di immagine e principalmente perché non avrebbe perdite visto che non guadagna tramite l’advertising.

Ricordiamoci anche che Apple, sui suoi dispositivi tende a “piegare” le sue stesse regole per esempio l’uso delle notifiche push per sponsorizzare Apple Music, pratica vietata dalle regole dell’App Store ad altri sviluppatori. Non è difficile pensare che Apple potrebbe avere interesse a porre limiti agli altri concorrenti per poi scavalcarli quando ne avrà necessità.

Necessità che potrebbero arrivare a breve, viste le indiscrezioni che riguardano la creazione di un motore di ricerca da parte dell’azienda di Cupertino. Sembrerebbe infatti che Apple starebbe puntando a sviluppare ulteriormente il motore di ricerca attualmente utilizzato dalla funzione “Spotlight” e da “Siri”.

Apple potrebbe in futuro ritirarsi dall’accordo con Google, per lanciare il suo motore di ricerca su iOS, iPadOS e MacOS, il rinnovato interesse dell’azienda nel settore delle ricerche online si intuisce anche dalla pubblicazione di nuovi annunci di lavoro e dall’aggiornamento di Applebot il crawler delle pagine web sviluppato dall’azienda nel 2014.

Facebook e Google invece fatturano miliardi di dollari seguendo e analizzando le impronte digitali lasciate dagli utenti che utilizzano i loro servizi e navigano sul web e condividono parte del loro fatturato con chi gli fornisce spazi pubblicitari (le aziende che utilizzano Google Adsense e Facebook Ads) permettendogli di produrre contenuti fruibili gratuitamente sul web.

Diminuire l’efficacia della pubblicità quindi andrebbe a impattare negativamente tutti, sia gli advertisers, che potrebbero notare difficoltà a raggiungere l’audience che desiderano, sia i publishers, che potrebbero vedere ridotti notevolmente i loro introiti fino ad un allarmante 50%.

Infine ci sono gli utenti a cui questa modifica potrebbe fare piacere rendendoli finalmente partecipi del processo decisionale riguardante l’uso dei propri dati personali. Secondo una ricerca di Tap Research Inc. l’85% degli intervistati acconsentirebbe all’uso dei propri dati personali se l’azienda ne spiegasse i benefici.

Questa competizione tra le aziende sta portando ulteriori benefici per gli utenti nell’ambito della privacy online, per esempio Google entro il 2022 prevede di bloccare l’uso dei “cookies” per tracciare gli utenti durante la navigazione sul suo browser Chrome, seguendo l’esempio di Apple che ha già implementato questo cambiamento sul suo browser Safari.

Con questi cambiamenti così radicali il mercato pubblicitario cambierà notevolmente, per alcuni publisher in peggio visto che pubblicità più imprecise potrebbero scontentare gli advertisers. Per altri in meglio visto che la potenza delle pubblicità mirate deriva dall’aggregazione di milioni di dati degli utenti, questa mole di dati può essere ottenuta e analizzata solo da colossi come Facebook e Google.

Quindi queste nuove limitazioni potrebbero aprire il mercato a nuove concessionarie pubblicitarie che potrebbero specializzarsi nel tracciare specifiche nicchie di audience. O cambiare radicalmente il modo in cui viene proposta la pubblicità in rete, utilizzando i dati ottenuti dalle singole piattaforme senza aggregarli con altri come prevede di fare il New York Times.

Da un lato Facebook, il cui valore ha raggiunto gli 800 miliardi di dollari, dall’altro Apple con i suoi 2000 miliardi di dollari è difficile che vengano minimamente impattate da questa battaglia. Chi ne farà le spese saranno gli advertisers e i publisher più piccoli, che sfruttano la pubblicità per mantenere la loro attività gratuita e accessibile, come anche il nostro sito.