Epr: progetto nucleare italiano...

Stato
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Eppure, dagli Stati Uniti all'Europa e ancora più nei Paesi emergenti, c'è una gran voglia di nucleare. Anzi, una corsa al nucleare. Secondo lei, sbagliano tutti?
"Sa quando è stato costruito l'ultimo reattore in America? Nel 1979, trent'anni fa! E sa quanto conta il nucleare nella produzione energetica francese? Circa il 20 per cento. Ma i costi altissimi dei loro 59 reattori sono stati sostenuti di fatto dal governo, dallo Stato, per mantenere l'arsenale atomico. Ricordiamoci che per costruire una centrale nucleare occorrono 8-10 anni di lavoro che la tecnologia proposta si basa su un combustibile, l'uranio appunto, di durata limitata. Poi resta, in tutto il mondo, il problema delle scorie".



Ma non si parla ormai di "nucleare sicuro"? Quale è la sua opinione in proposito?
"Non esiste un nucleare sicuro. O a bassa produzione di scorie. Esiste un calcolo delle probabilità, per cui ogni cento anni un incidente nucleare è possibile: e questo evidentemente aumenta con il numero delle centrali. Si può parlare, semmai, di un nucleare innovativo".
 
Io sono favorevolissimo al nucleare perche mi da parecchio fastidio la dipendenza "energetica" dell'Italia da altri paesi. Poi come è già stato detto, la stessa energia che acquistiamo da francia e svizzera è prodotta con reattori nucleari geograficamente siti (nel caso della francia) ai confini con l'Italia. A questo punto conviene reintegrare le centrali nucleari nel nostro territorio.. tanto i rischi sono gli stessi, gli unici cambiamenti sarebbero ungran risparmio sul costo dell'energia e una minore probabilità che capitino spiacevoli incidenti simili a quello che si verificò qualche anno fa, dell'aereo che urto dei tralicci causando svariati black out in italia.
Naturalmente il top sarebbe sfruttare l'energia pulita.. ma a quanto pare è ancora troppo presto...
 
anche io favorevole al nucleare,se notate molte centrali nucleari francesi si trovano a confine tra italia-francia e se dovesse succedere qualcosa le scorie rilasciate e poi trasportate grazie ai venti arriverebbero anche in italia,quindi non vedo perchè non si debbano fare anche da noi , da noi il problema si aaggirà molto sul : siamo in grado di gestirle queste centrali? , c'è gente sufficientemente preparata per farlo?, io mi fermerei a riflettere su queste due domande e non al problema dei costi o delle scorie da accastonare in qualche galleria.certo con le centrali nucleari risolveremmo notevi problemi di dipendenza dai gas russi e dall'energia francese.
 
boh ragazzi... io non capisco questa cosa che tanti di voi dicono: "ci sono qui vicino allora facciamole anche noi", ma che c'entra? ma dove sta il nesso? se i francesi si buttassero nel fosso vi buttereste anche voi? non capisco il collegamento che fate? se hai l'influenza esci per starda nudo tanto sei già malato??? poi non è che diventa broncopolmonite?
 
weed ha detto:
boh ragazzi... io non capisco questa cosa che tanti di voi dicono: "ci sono qui vicino allora facciamole anche noi", ma che c'entra? ma dove sta il nesso? se i francesi si buttassero nel fosso vi buttereste anche voi? non capisco il collegamento che fate? se hai l'influenza esci per starda nudo tanto sei già malato??? poi non è che diventa broncopolmonite?
Se i francesi "si buttano nel fosso" di conseguenza ci buttiamo pure noi.
Ma non di nostra volontà che sia chiaro.
 
Io sono dell'idea che l'Italia in se non ha bisogno delle centrali nucleari,c'è l'energia alternativa che sarebbe moolto più puliita,sicura e apprezzata da tutti i cittadini.E chi comanda che fa i suoi interessi...
 
la soluzione non sta tanto nel trovare nuovi metodi di produzione energetica e costruire nuove centrali quanto nel limitare i consumi (mooolto spesso inutili)

ricorrere al nucleare é una mossa controtendenza e tardiva; per l'Italia la necessità di creare nuovi stabilimenti per la produzione energetica potrebbe essere una buona possibilità per portarsi avanti e dare il buon esempio nell'UE e nel mondo intero...
 
W$+ ha detto:
la soluzione non sta tanto nel trovare nuovi metodi di produzione energetica e costruire nuove centrali quanto nel limitare i consumi (mooolto spesso inutili)

ricorrere al nucleare é una mossa controtendenza e tardiva; per l'Italia la necessità di creare nuovi stabilimenti per la produzione energetica potrebbe essere una buona possibilità per portarsi avanti e dare il buon esempio nell'UE e nel mondo intero...

quoto e ribatto dicendo che sto ragazzo mi piace =)
 
per trarre un pò le conclusioni, direi che una parte di chi ha scritto nella discussione è contraria alla costruzione di centrali nucleari perchè convinta che, grazie all'impiego di nuovi impianti per la produzione di energia (non nucleare, quindi eolica, solare, idroelettrica o geotermica) e ad una maggiore attenzione agli sprechi del cittadino medio, sia possibile rendersi indipendenti energicamente dagli altri Paesi... Un'altra parte è invece convinta che sia necessario costruire impianti nucleari perchè, anche se si sfruttassero al meglio le altre energie alternative, non riusciremmo comunque a ricoprire il fabbisogno dell'intero Paese...
Che dire? Io non so cosa pensare, sono poco informato sull'argomento, ma sono convinto che se riuscissimo a sfruttare tutte le fonti di energia rinnovabile potremmo anche fare a meno del nucleare... e poi, già che ci siamo, molta gente ha detto che il cittadino comune italiano non vede al di là del proprio naso perchè se si tratta di avere delle noie, si tira subito indietro... io dico questo: sinceramente, se una centrale dovesse essere collocata proprio vicino a dove vivo, mi opporreri alla sua costruzione con tutte le mie forze indipendentemente dal fatto che il suo lavoro mi scalerebbe qualche euro dalla bolletta... è brutto da dire, eppure è così... e come me sono convinto che la pensino la maggior parte degli utenti di questo forum...
 
stessa storia dell' immondizia a napoli: in un comune gli abitanti non vogliono inceneritori (che, per norma di legge sono molto poco inquinanti grazie a particolari filtri, un pò come le marmitte per auto e moto :) ) perchè non si sa precisamente (avranno i loro validi motivi), e se si va da un altro anche lì stessa storia. però poi si ha il coraggio di lamentarsi che per strada c'è diossina batteri etc causati dalla non raccolta dei rifuiti.

Ecco un difetto del'italiano medio; non guarda oltre al suo orticelllo e cura soltanto i suoi interessi e non quello della colletività.

Poi, se facessero una centrale vicino a casa mia me ne importerebbe poco: sui colli berici c'è un deposito di armi militari, se salta in aria quello per un attacco terroristico una buona parte del territorio circostante verrebbe rasa al suolo. Poi, le centrali sono schermate, ci sono sofisticatissimi sistemi di sicurezza (e fanculo gli ambientalisti che dicono che non è vero) che ferma i processi del reattore anche per un problema minimo, le scorie vengono trattate in luoghi adatti...

certo, un implemetazione delle risorse rinovabili ci vuole, loriconosco, così da usare il MENO POSSIBILE il nucleare, difficilmente lo sostituirà del tutto
 
Poi, le centrali sono schermate, ci sono sofisticatissimi sistemi di sicurezza (e fanculo gli ambientalisti che dicono che non è vero) che ferma i processi del reattore anche per un problema minimo, le scorie vengono trattate in luoghi adatti...
Occhio che, per quanto riguarda l'emissione delle radiazioni, non esiste un livello di sicurezza ma solo un calcolo di probabilità che va in base alla modernità dell'impianto...
[spoil]per quanto riguarda gli inceneritori, anche se vengono utilizzati i più moderni filtri, rimane comunque il problema del PUZZO atroce, ed è quello il problema principale![/spoil]
 
Ma perchè a Brescia dove c'è il termovalorizzatore più grande d'Europa nessuno rompe i *******i?
Ah.. forse loro hanno l'immondizia profumata...

Comunque non è che vengono installati nei centri abitati, ma in zone extraurbane... poi secondo te le discariche profumano? _._
 
Secondo me ci stiamo tirando la zeppa sui piedi: ci lamentiamo in questi anni per la storia dell'inquinamento,e loro ti piazzano ste belle centrali piene di scorie??Non ha senso per me..
 
scusate l'up ma avevo degli aggiornamenti in proposito e non volevo aprire un nuovo thread.

Senato, ok aula a delega su nucleare
Via libera all'art 14 del ddl Sviluppo

(ANSA) - ROMA, 12 MAG - L'Aula del Senato ha dato il suo ok all'articolo 14 del disegno di legge 'Sviluppo' che prevede una delega al governo in materia di nucleare. Si delega cosi' il governo ad adottare uno o piu' dl di riassetto normativo con i criteri per la disciplina della localizzazione nel territorio nazionale di impianti di produzione elettrica nucleare; i sistemi di stoccaggio dei rifiuti radioattivi e del materiale nucleare; la definizione delle misure compensative minime da dare alle popolazioni interessate.

La mappa dell'Enea. L'innalzamento dei mari mette fuori gioco larghi tratti di costa di MAURIZIO RICCI

ROMA - In Sardegna, dalle parti di S. Margherita di Pula a sud. O anche sulla costa orientale, fra S. Lucia e Capo Comino. O più giù, davanti a Lanusei, alla foce del Rio Mannu. In Puglia, sulla costa di Ostuni. Lungo il Po, dal vercellese fino al mantovano, dove già esistevano le centrali di Trino e di Caorso. I siti dove localizzare le nuove centrali sono pochi e rischiano di essere molto affollati. Nei prossimi mesi, dovranno essere stabiliti i parametri, in base ai quali decidere dove collocare le future centrali. Sarà una fase di intenso mercanteggiamento con le autorità e le comunità locali, ma i margini di manovra sono ristretti anche dalla particolare conformazione geologica e costiera italiana.
Si può partire dalla mappa dei possibili siti che il Cnen (poi diventato Enea) disegnò negli anni '70. E' una mappa, però, largamente superata dagli eventi. In molte aree si è moltiplicata la densità abitativa, che il Cnen considerava un parametro sfavorevole. Soprattutto, è cambiato il rapporto con l'acqua. Le centrali hanno bisogno di molta acqua per raffreddare i reattori (questa acqua circola, naturalmente, fuori dal reattore) e, per questo vengono, di solito, costruite vicino ai fiumi o al mare. Il rischio, quando si tratta di fiumi, sono le piene, più frequenti negli ultimi decenni. Ma è un pericolo relativo: la centrale di Trino Vercellese, sette metri sopra il livello del Po, è sopravvissuta all'asciutto a due piene catastrofiche. Il problema, in realtà, non è troppa acqua, ma troppo poca. Il riscaldamento globale sta diminuendo la portata dei fiumi e c'è il dubbio che, in estate, la portata del Po non sia sufficiente per il raffreddamento delle centrali, mentre, contemporaneamente, si acuisce il problema di salvaguardare le falde acquifere, ad esempio in una zona di risaie, come il vercellese.

L'alternativa sono le coste e l'acqua del mare. Ma il riscaldamento globale innalzerà progressivamente, nei prossimi decenni, il livello dell'Adriatico, del Tirreno e dello Jonio, ponendo a rischio allagamento centrali costruite per durare, mediamente, una cinquantina d'anni. Il Cnen, ad esempio, aveva indicato fra le aree più idonee il delta del Po e quello del Tagliamento, nell'Adriatico settentrionale. Ma il suo successore, l'Enea, definisce tutta la costa adriatica a nord di Rimini come la zona italiana a più alto pericolo di allagamento, con un innalzamento - minimo - del livello del mare di 36 centimetri. In effetti, quest'altra mappa dell'Enea ripercorre gran parte della costa italiana. Sia Piombino che l'area della vecchia centrale di Montalto di Castro, nel Lazio, ad esempio, scontano un innalzamento minimo del livello del mare di 25 centimetri.
E lontano dalle coste? Qui, il problema sono i terremoti. Sono poche, come mostra la storia recente e meno recente, le zone italiane esenti dal rischio sismico. Secondo la carta dell'Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia, davvero al riparo dai tremori della terra ci sono solo, oltre alla Sardegna, l'area di confine fra Piemonte e Lombardia e l'estremo lembo della Puglia. Naturalmente, una centrale può essere costruita con le più avanzate tecniche antisismiche. Qui, però, il problema non è tanto - o soltanto - l'eventualità di uno scuotimento catastrofico, che spacchi il reattore e riversi all'esterno la radioattività. Il problema sono fenomeni che compromettano il funzionamento del reattore. In Giappone, la più grande centrale atomica al mondo (Kashiwazi-Kariwa, non lontana da Tokyo) è ferma da due anni, in seguito ad un terremoto. L'impianto era stato costruito per reggere terremoti fino al grado 6 della scala Richter, ma si è rivelato un parametro ottimistico. Il terremoto del 2007 è stato pari a 6,8 gradi, una differenza enorme: dato che la scala è logaritmica, un grado in più significa un terremoto trenta volte più distruttivo. Non ci sono stati pericoli alla salute pubblica o fughe di radioattività, ma la Tepco (Tokyo Electric Power) ha dovuto, dal luglio del 2007, fermare i reattori, con un danno economico di quasi 6 miliardi di dollari, solo nel primo anno. Solo in questi giorni la Tepco si prepara a riavviare uno degli otto reattori della centrale.
Se sovrapponete la mappa dell'Enea sull'allagamento delle coste a quella dell'Istituto di geofisica, le aree a totale sicurezza (a prescindere dagli altri possibili parametri) che ne risultano sono quelle poche zone della Sardegna, della Puglia e del corso del Po. Qui, presumibilmente, si dovrebbero concentrare le centrali del piano nucleare italiano. Ma quante? Il governo ha finora parlato di quattro centrali. L'obiettivo dichiarato, tuttavia, è arrivare a soddisfare, con il nucleare, il 25 per cento del fabbisogno elettrico italiano. Le quattro centrali di cui si è, finora, parlato, arrivano, però, a poco più di un terzo. Secondo le previsioni della Terna, che gestisce la rete italiana, infatti, il fabbisogno elettrico italiano richiederà, già nel 2018, una potenza installata di 69 mila Megawatt. Le quattro centrali prospettate - che, peraltro, anche nell'ipotesi migliore, sarebbero completate 7-8 anni più tardi del 2018 - ne offrono solo 6.400, cioè il 9,2 per cento. Per arrivare al 25 per cento del fabbisogno, occorrono 17.500 Megawatt di potenza, quasi il triplo. In buona sostanza, per centrare quell'obiettivo non bastano quattro centrali da 1.600 Mw, come quelle ipotizzate finora. Ce ne vogliono 11.
Tutte in Sardegna, Puglia e Piemonte? E a quale costo? L'industria francese calcola, oggi, per la costruzione in Francia di una centrale tipo quelle italiane, un costo minimo di 4,5 miliardi di euro. I tedeschi di E. On scontano, per la costruzione di una centrale analoga, in Inghilterra, un costo di 6 miliardi di euro. Se si ritiene più attendibile, nel caso italiano, la valutazione di E. On per la centrale inglese, il costo complessivo dei quattro impianti italiani sfiora i 25 miliardi di euro. Per 11 impianti, da varare in rapida successione, si arriva vicini a 70 miliardi di euro, una cifra superiore al 4 per cento del prodotto interno lordo nazionale.
 
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